B2 GIRONE D: ANDREA CATTANI, GENIO E SREGOLATEZZA DELLA PALLACANESTRO CATANZARO

Se a Catanzaro Lido chiedi de “il capitano” non c’è bisogno di specificare altro perché qui, da tre anni a questa parte, “il capitano” è solo lui: Andrea Cattani.
Gioco sfacciato, ottimo trattamento di palla, uomo assist e tiro micidiale, ne ha fatta di strada il ragazzo da quando, tanti anni fa, ha iniziato ad impressionare tutti, tifosi e addetti ai lavori, sul parquet di Reggio Calabria.

D: Ma dopo tanti anni cosa è rimasto di quel ragazzino, talentuoso e alle prime armi, nell’Andrea Cattani di oggi? Forse ben poco…
R: Certo di cose ne sono cambiate parecchie, le varie esperienze compiute in 14 anni in giro per l’Italia mi hanno fatto maturare, ecco posso dire che oggi sono più grande, forse migliore, di certo quello che non è cambiato è il mio entusiasmo nel giocare a basket, fondamentalmente ancora mi diverto come quando ero ragazzo.

D: Prima dell’inizio del campionato, il giorno della tua presentazione ai giornalisti, hai dichiarato (cito testualmente): “In questa stagione, lo dico senza mezzi termini, voglio vincere il campionato”…e poi cosa è successo?
R: All’inizio della stagione il mio obiettivo era quello di raggiungere dei risultati importanti qui a Catanzaro, poi però ci sono stati diversi fattori che non lo hanno permesso: problemi di varia natura, i vari infortuni e quant’altro. Alcuni di questi fattori non erano certo prevedibili ad inizio stagione, su altri magari potevamo lavorarci su un po’ meglio, sta di fatto però che quando la squadra ha lavorato al completo abbiamo dimostrato tutto il nostro valore; alla fine abbiamo raggiunto i play-off ma sono sicuro che, senza episodi negativi tipo Ostuni, San Severo o Melfi, saremmo potuti arrivare tranquillamente fra le prime quattro classificate.

D: E forse proprio perché fatta durante i primi giorni di ritiro, non pensi sia stata una dichiarazione un po’ troppo affrettata e ambiziosa?
R: Penso che nella vita l’ambizione sia importante altrimenti si rischia di non andare molto avanti. Io lo sono molto e quella dichiarazione è stata fatta non basandomi sul valore tecnico della squadra, anche perché non conoscevo molti dei nuovi acquisti, ma è stata una espressione di ciò che sentivo in quel momento e di quelli che erano i miei obiettivi. Forse potevamo arrivare più in alto, non ci siamo riusciti un pò per demeriti nostri, un pò per sfortuna, ma di una cosa sono sicuro: se Catanzaro desidera rimanere ancora da protagonista nella pallacanestro che conta deve per forza puntare al salto di categoria.

D: Dal tuo punto di vista, cosa ha funzionato e cosa invece no nella passata stagione della Pallacanestro Catanzaro, ovvero da quali basi ripartire per il prossimo campionato e su cosa invece lavorare per migliorare quanto fatto in quest’anno?
R: La società ha già riconfermato Fabrizio Tunno e credo questo sia già un punto importante da cui ripartire, a ciò aggiungerei il settore giovanile, che quest’anno ci ha regalato tantissime soddisfazioni e soprattutto la crescita di tutto il movimento cestistico a Catanzaro. Tre anni fa la pallacanestro era abbastanza diffusa come sport cittadino anche se non aveva un seguito costante, ora la soddisfazione è vedere ogni domenica il palazzetto sempre pieno con 800 persone che ci incitano e tifano per noi. In questi tre anni siamo riusciti sempre a centrare i play-off e quindi credo che questo sia già un risultato importante il cui merito deve essere riconosciuto soprattutto alla Società che ha portato avanti questo progetto con sacrificio e responsabilità, ma direi anche a noi giocatori che non abbiamo mai fatto mancare il nostro impegno.
Dall'altra parte tutti abbiamo commesso degli errori e credo sia importante ripartire imparando dai nostri sbagli.

D: Andrea Cattani e il suo inseparabile n. 14. Un numero che ti ha accompagnato nel corso della tua carriera e presente, oltre che sulle casacche giallorosse, anche su molte maglie che hai indossato in tutti i tuoi anni in giro per l’Italia: cosa rappresenta per te questo particolare numero?
R: Il n. 14 è diventato da tempo il “mio” numero, anche se l’ anno della mia prima vittoria importante, il campionato cadetti a Reggio Calabria, indossavo la casacca con il n. 12. In serie A, sempre a Reggio, ho avuto il n. 4 ma già dalla stagione successiva mi sono “impossessato” del n. 14 e non l’ho più lasciato. Ora questo numero rappresenta per me tutte le esperienze vissute in tanti anni di carriera, i miei trascorsi in giro per l’Italia, cambiavano le squadre, i compagni, gli allenatori ma non io ed il mio numero. Ma oltre che per me penso che questo numero sia importante per tutta la gente, per tutti i tifosi per cui l’abbinamento Andrea Cattani e n. 14 rappresenta oramai un tatuaggio indelebile.

D: Andrea Cattani è sinonimo non solo di talento ma anche di grande carisma, dentro e fuori dal campo.
Il grande Roberto Baggio, in una intervista, una volta disse che se una mattina si fosse svegliato senza la fantasia che lo contraddistingueva in campo, probabilmente avrebbe smesso di giocare.
E se Andrea Cattani una mattina si svegliasse senza il suo talento e il suo carisma, continuerebbe a giocare a basket per essere un atleta da sufficienza o deciderebbe di intraprendere un’altra strada?
R: Beh, io penso che talento e carisma siano delle doti innate e quindi impossibili da perdere…scherzi a parte, dopo tanti anni riesco ancora a svegliarmi con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di giocare e di cercare sempre il miglioramento di quando ero ragazzo. Nel momento in cui dovessi perdere il sorriso al solo pensiero di un pallone da basket allora questo mi indurrebbe probabilmente ad intraprendere altre strade per diventare, chissà, un allenatore o fare qualche altro lavoro, in fondo la cosa più triste è non essere contenti di ciò che si fa.
Ma per il momento, come detto, non c’è nessun pericolo.

D: All’inizio del tuo anno a Scafati, nella presentazione del roster, accanto alla tua foto c’era scritto: “Andrea Cattani, calabrese di nascita ma siciliano di adozione…”
Non c’è dubbio che la tua parentesi siciliana sia stata importante per la tua carriera, così come le altre esperienze in giro per l’Italia, ma dopo tanto girovagare possiamo dire che Andrea Cattani ha trovato finalmente “casa” a Catanzaro?
R: Catanzaro è la mia casa e lo sarà sempre anche se ancora non ho rinnovato il contratto con la Società, ma inutile dire che sarei più che felice di farlo e già stiamo lavorando da entrambe le parti in questo senso, anche se la vita di un giocatore non ha mai niente di sicuro perchè questo è un lavoro molto particolare che ti può portare sempre in posti diversi. Per me la cosa importante è comunque stare bene e dare il massimo in quello che faccio e qui io ho sempre dato tutto me stesso e spero di poterlo fare ancora per moltissimo tempo.

D: L’anno prossimo vedremo un Andrea Cattani protagonista solamente dentro il parquet o continueremo a seguirne le gesta nella doppia veste di giocatore e allenatore?
R: Riallacciandomi a quanto detto prima, la voglia di rivestire questi due importantissimi ruoli è grandissima, ma penso che sia fondamentale innanzitutto valutare i progetti e la volontà di tutti e poi si vedrà. Penso di aver dato ma anche ricevuto molto a Catanzaro e poi questi ragazzini riescono a farti provare sensazioni che a parole è impossibile spiegare e perciò vorrei approfittare dell'occasione per ringraziarli per tutto l'impegno, la serietà, la grande educazione e per la simpatia infinita e li esorto ad impegnarsi sempre di più e sudare sui campetti all' aperto per crescere e diventare sempre migliori.

D: Un obiettivo per la prossima stagione?
R: Io sono una persona molto ambiziosa e mi piacerebbe sempre vincere (anche a carte!), mi auguro che nella prossima stagione, a prescindere da me, Catanzaro diventi il polo cestistico più importante della Calabria e che raggiunga risultati importanti, magari migliorando quelli degli ultimi anni.

D: Una stagione, quella appena trascorsa, in cui hai affiancato al ruolo di giocatore anche quello di allenatore dell’Abramo Pallacanestro Catanzaro e dell’under 16 con cui avete ottenuto discreti risultati.
Quanto la tua esperienza con questi giovanissimi atleti ti aiuterà nel migliorare il tuo approccio con i ragazzi partecipanti al Camp “Progetto Giovani 2007”, che stai organizzando a Catanzaro Lido, e nel comprendere le loro esigenze?
R: Naturalmente allenare un gruppo di ragazzi di 14/15 anni per una intera stagione è molto diverso che allenare un gruppo di ragazzi per una sola settimana. Stando sempre a contatto con loro puoi sviluppare una certa empatia nei loro confronti, inizi a comprendere le loro emozioni, i loro sentimenti e quindi capisci anche quando è il momento di essere più duro per far capire loro determinati concetti e quando invece soprassedere su alcuni loro comportamenti. Fino allo scorso anno ero abituato a confrontarmi solamente con ragazzi della mia età, invece l’esperienza vissuta quest’anno con i ragazzi dell’Abramo Pallacanestro Catanzaro, con cui abbiamo raggiunto risultati che oserei definire ottimi, mi ha aiutato certamente ad avere un approccio diverso e pormi su un piano tale da poter recepire la sensibilità e anche le paure dei ragazzi di questa età in modo da insegnare loro come superarle.

D: Ultima domanda: in questi giorni hai partecipato, assieme a Fabrizio Tunno, al “Basket week 2007”, secondo camp estivo Lega Nazionale Pallacanestro organizzato a Brancaleone dal 23 al 30 Giugno 2007 da GECO SPORT di Reggio Calabria. Prove tecniche di “Progetto Giovani 2007”?
R: Prove tecniche ma anche prove generali per Fabrizio Tunno e per il sottoscritto visto che il 9 Luglio, data di inizio del camp “Progetto Giovani 2007” a Catanzaro Lido, è ormai alle porte. Tutti noi abbiamo lavorato molto per giungere preparati nel migliore dei modi al suo inizio e la partecipazione al “Basket week 2007” ci ha dato l’occasione per osservare un’altra organizzazione e per cogliere degli spunti importanti che cercheremo di sfruttare al meglio nel “Progetto Giovani 2007”, ma anche per confrontarci con altri istruttori e amici come Pasquale Iracà, che ne è stato il direttore tecnico, il preparatore fisico Falcomatà, gli istruttori Restanti e Aiello e poi Andrea Pellicanò, Giò Granata e tanti altri con cui abbiamo condiviso l’ esperienza di questa settimana. D’altra parte questo momento, così come tutti quelli da noi vissuti durante la scorsa stagione accanto ai nostri ragazzi del vivaio giallorosso, ci saranno utili per cercare di migliorare quanto di buono era stato fatto con il “Progetto Giovani 2006”.

Grazie ad Andrea Cattani e grazie al Sig. Franco Cattani per aver fornito alcune delle fotografie di questa intervista

 

Speciale di Maria Taverniti per Reggioacanestro.it


 

 

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